Che si tratti del palazzo minoico o dei resti dell’antica polis di età greca, imbattersi nelle vicende che portarono alla scoperta di Festòs significa richiamare alla mente il fondamentale contributo di studiosi italiani a noi ben noti: Federico Halbherr, Antonio Taramelli, Luigi Pernier – per citarne solo alcuni.
Tuttavia, un nome che tra questi primeggia e spicca in qualunque testo che ci parli di Festòs risuona tutt’altro che familiare. Non parliamo del famoso geografo greco Strabone, benché i riferimenti che questi riporta circa la posizione della polis si rivelarono fondamentali per la sua successiva identificazione: «…[Festòs] dista 60 stadi da Gortina, 20 dal mare e 40 dal porto di Matala;…» (Str. X, 4, 14).
Si tratta, invece, del vice-ammiraglio della Marina Reale inglese: Thomas Abel Brimage Spratt (Fig. 1). Citato spesso soltanto come Capitano Spratt, nel 1827 entrò a far parte della Royal Navy britannica (sezione idrografica), all’età di soli 16 anni, con mansioni in perfetto allineamento con la temperie culturale dell’epoca e che lo videro impegnato in lunghe spedizioni in mare aperto fino al 1863.
L’imperialismo di molti paesi europei dell’epoca, infatti, aveva colorato le acque del Mediterraneo (e non solo) di navi battenti diverse bandiere, il cui comune scopo era quello di conoscere meglio nuovi territori e, soprattutto, le risorse naturali disponibili. Ciò avveniva grazie all’invio di meticolosi esploratori che annotavano ogni informazione sui loro viaggi e spesso redigevano fondamentali mappe topografiche e geologiche. A questo preciso intento, che investì in modo particolare il Mediterraneo orientale, allora per gran parte sotto il controllo ottomano, si affiancava l’immancabile e romantica attrazione per l’antico, e, in modo particolare, l’attrazione per quella “grecità” classica di cui tutta l’Europa occidentale si sentiva erede.
Fu in questo clima che il Capitano Spratt solcò il Mediterraneo verso terre distanti e diverse tra loro, come, ad esempio, l’Asia Minore (odierna Turchia), dove si mosse anche alla ricerca di Troia (senza successo, ovviamente) o come l’arcipelago maltese (Malta, Gozo e Comino) di cui redasse quella che oggi viene considerata la prima mappa geologica dell’area (Fig. 2).
In tutto questo navigare, “fonti antiche alla mano”, il vice ammiraglio raggiunse anche numerose isole greche, tra le quali ovviamente Creta. Infatti, a bordo della sua “Spitfire” (Fig. 3), il capitano Spratt si dedicò all’esplorazione dell’isola minoica dal maggio del 1851 fino alla fine del 1853, interrotto dallo scoppio della Guerra di Crimea.
Qualche anno più tardi, il Capitano Spratt, seguendo le indicazioni di Strabone, tornò a Creta per visitare nuovamente Gortina (Fig. 4) e localizzare un sito a noi familiare, l’antica polis di Festòs, di cui scrisse:
«…mi sono imbattuto in un antico sito in un luogo chiamato Agia Fotia (Haghia Fotinì), situato tra il villaggio di Debaki (Timbaki) e Mitropoli o Agious Deka, e d’accordo con le distanze date da Strabone. Trovai così che Phaestus aveva occupato l’estremità di un crinale che divide la piana costiera di Debaki dalla pianura della Messara, in modo da dominare la stretta valle di comunicazione tra la piana costiera e l’entroterra della Messara … (il sito) sorge su una terminazione elevata e scoscesa, e dove sono ancora le vestigia di un’acropoli, o le sue mura di cinta, sulla stretta cresta, sebbene Strabone ricordi che la città è stata distrutta. La collina dell’acropoli è chiamata localmente Kastrì … vestigia della città antica sono rintracciabili anche nella piana sottostante, a sud … fino alla cappella di Agios Ioannis, che si trova a quasi un miglio dalla collina di Kastrì, mostrando così l’estensione e l’importanza originarie dell’antica città di Creta».
Con queste parole estratte dalla sua opera in due volumi, “Travels and Research in Crete” (1865 – Fig. 5), il Capitano T.A.B. Spratt inaugurò quella lunga lista di nomi, esploratori, studiosi e archeologici, che in modo indissolubile si legano alla storia di questo straordinario sito.
Claudia Palmieri
Per approfondimenti:
Moore D., “Thomas Spratt: 19th century Antiquarian traveller to Crete”.
Moore D., “Captain Spratt’s Crete: the island that tipped”, The Past Journal (29 December 2009).
Moore D. 2010, Dawn of Discovery: The Early British Travellers to Crete Richard Pococke, Robert Pashley and Thomas Spratt, and Their Contribution to the Discovery of the Island’s Bronze Age Archaeological Heritage (BAR Series 2053), Oxford.
Spratt T.A.B. 1865, Travels and Researches in Crete, 2 vols., London.