La storia del geroglifico cretese inizia curiosamente sul finire dell’800, quando Sir Arthur Evans si ritrovò ad acquistare in un mercato antiquario di Atene quelli che venivano venduti come amuleti per le donne in gravidanza: quei piccoli oggetti a forma di parallelepipedo suscitarono un immediato interesse nell’archeologo inglese, a causa dei segni che recavano impressi. Egli ipotizzò che si trattasse di oggetti molto antichi e ricondusse i segni rappresentati ad una forma di scrittura geroglifica, figlia di quella egizia. Da qui nacque il nome di Geroglifico cretese, denominazione, in realtà, fuorviante, data la natura logo-sillabica della scrittura: essa è costituita, infatti, da novantasei sillabogrammi (sillabe aperte) e trentatré logogrammi (riferiti ad oggetti inventariabili), nonché da altri segni, gli aritmogrammi, utilizzati per indicare i numeri secondo un sistema decimale che distingueva unità, decine, centinaia e migliaia.
Questo tipo di scrittura risulta attestata, per un totale di poco più di trecentocinquanta documenti, in supporti di diverso tipo, d’argilla o in pietra. Circa la metà delle attestazioni è rappresentata dai sigilli – ne sono stati ritrovati circa centocinquanta – in genere fatti di pietre preziose o semi-preziose, a forma di parallelepipedo: è probabile che essi identificassero, attraverso i segni incisi, un personaggio o una famiglia, attraverso l’indicazione di un nome proprio o quello di una divinità. Tutte le altre attestazioni sono su documenti d’argilla, nello specifico:
- Medaglioni: supporto esclusivo di questa scrittura, nonché il più utilizzato dopo il sigillo, riporta su entrambe le facce sillabogrammi e logogrammi spesso accompagnati da aritmogrammi di cifre molto elevate, che lasciano supporre che simili documenti venissero usati come documenti totalizzatori; essi presentano un foro sulla sommità, che verosimilmente ne consentiva l’affissione grazie ad una cordicella;
- Barre a quattro facce: piccoli parallelepipedi in argilla, iscritti sui quattro lati, anch’essi caratterizzati da un foro sommitale, utilizzati per annotare o riassumere informazioni provenienti da altri documenti;
- Lame a due facce: piccoli documenti in argilla dalla forma allungata e dalla sezione triangolare;
- Tavolette (di dimensioni ridotte);
- Coni;
- Rondelle;
- Noduli di diverso tipo: piccole forme in argilla, dalla funzione diversificata in base alla forma, incise o impresse da sigilli su uno o più lati.
Come risulta evidente dalla natura dei documenti su cui è attestato il Geroglifico cretese, siamo davanti ad una scrittura utilizzata perlopiù per scopi amministrativi: sebbene esso non sia stato ancora decifrato, infatti, il carattere fortemente iconico dei logogrammi, unito alle tipologie di supporto, nonché all’interpretazione degli aritmogrammi, fa sì che se ne possa delineare la sfera d’uso per la rendicontazione palaziale. Questo aspetto lo rende del tutto simile alle scritture lineari rinvenute sull’isola di Creta, luogo in cui esso è nato, e sul continente greco. Una somiglianza risulta evidente in particolare con la Lineare A, scrittura con la quale sembra imparentata, grazie alla condivisione del 20% dei segni. Fra questi compaiono quelli della cosiddetta formula di Archanes, una sequenza di cinque sillabogrammi ritrovata su alcuni sigilli da Archanes, Gouves (Cnosso) e Moni Odighitria (Festòs), e databili al MM IA (2000-1900 a.C.). Simile sequenza risulta condivisa da entrambi i sistemi scrittori, ma non si comprende a pieno se e in quale misura essi vi appartengano oppure se siano stati importati in maniera formulare da una scrittura indipendente, il Geroglifico di Archanes, della quale rimarrebbe come unica attestazione quella dei sigilli sopra menzionati. Se, come la gran parte degli studiosi pensa, si ammette che essi afferiscono all’alveo del Geroglifico cretese, i sigilli di Archanes ne costituirebbero l’attestazione di certo più antica: gli altri ritrovamenti, infatti, sono databili dalla fine del Periodo Protopalaziale (MM II, 1850-1750 a.C.) all’inizio del Periodo Neopalaziale (TM I, 1700-1600 a.C.) e provengono soprattutto dai siti di Cnosso e Mallia.
Se siete curiosi di approfondire questo argomento, leggete il testo completo del poster “Il Geroglifico cretese”, a cura di Viola Giacomini ed edito in occasione della mostra “All’alba della scrittura: le prime forme di amministrazione contabile nel mondo egeo” (aprile-giugno 2023, Museo dell’Arte Classica, La Sapienza di Roma).
Riferimenti bibliografici:
- Del Freo M. (risorsa online a c. di), «Geroglifico cretese».
- Giorgi L. (risorsa online), «Il Geroglifico cretese».
- Karnava A. 2000, The Cretan Hieroglyphic Script of the Second Millennium BC: Description, Analysis, Function and Decipherment Perspectives, Ph.D. diss., Université libre de Bruxelles.
- Karnava A. 2016, «La scrittura “geroglifica” cretese», in Del Freo M. – Perna M. (a c. di), Manuale di epigrafia micenea. Introduzione allo studio dei testi in lineare B, vol. I , Padova, pp. 63-86.
- Palmer L.R. 1965, Mycenaeans and Minoans, New York.