Gli scribi minoici erano soliti redigere i loro documenti su supporti molto diversi tra di loro. Le 1500 attestazioni in Lineare A in nostro possesso sono rappresentate al 90% da documenti d’archivio in argilla. Il loro contenuto, di natura contabile, riguarda delle transazioni economiche: entrate ed uscite di merci – beni inventariabili, come le derrate alimentari – dai magazzini, ma anche descrizione dei singoli quantitativi ivi conservati. Il restante 10% è costituito da oggetti in oro e argento, come le spille, ma anche in pietra, metallo, terracotta e avorio. La natura di questa pur piccola parte della documentazione è, per lo più, tutt’altro che amministrativa.
I supporti scrittori
Analizzando i supporti della documentazione a nostra disposizione – distinti, per convenzione, da sigle differenti (Fig. 1) – emerge chiaramente una delle cifre caratteristiche della Lineare A: solo quattro casi di iscrizioni su sigillo, laddove il Geroglifico cretese, su sigillo, conta addirittura la metà delle attestazioni!
Documenti amministrativi
Il supporto scrittorio più importante, non solo tra quelli di carattere amministrativo ma anche in senso lato, è la tavoletta.
Le tavolette in Lineare A si presentano quasi sempre nel formato standard rettangolare “a pagina”; è rarissima, al contrario, la tavoletta cosiddetta “a foglia di palma”, ossia stretta e lunga. Questa, invece, sarà tipica della Lineare B, che deriverà tale formato, come ipotizzato da Tomas, dal Geroglifico cretese.
Altro documento tipico dell’amministrazione minoica palaziale è la rondella (Fig. 2). Il Geroglifico cretese ne testimonia, invece, un solo esemplare; la Lineare B, addirittura, nessuno. Si tratta di dischetti in argilla di forma più o meno circolare, spesso con un foro (probabilmente allo scopo di essere appesi; dove? Per esempio, forse al collo dei capi di bestiame) e recanti informazioni di carattere amministrativo: vi si trovano, applicate sul bordo, da una a cinque impronte di sigillo, e, incisa su una delle due facce o entrambe, un’iscrizione in Lineare A, che spesso coincide con un solo segno e, talvolta, si tratta solo di un logogramma. Verosimilmente, questo tipo di documento rappresenta l’atto finale di una transazione tra il palazzo e una parte terza: quella che – al giorno d’oggi – definiremmo una ricevuta.
Ma veniamo ai noduli. Si tratta di tipologie di cretule (documenti ottenuti da piccole masse di argilla), classificate a seconda della forma e della modalità in cui venivano applicate sugli oggetti, e anch’esse recanti informazioni miste: sigillature, per la notazione della persona, insieme – anche se di rado – a iscrizioni in Lineare A, coincidenti quasi sempre con sigle del prodotto. Doveva trattarsi, verosimilmente, di bolle di accompagnamento – di animali o altri prodotti – nelle quali il mittente veniva identificato dal sigillo; i segni incisi, invece, è probabile che si riferissero a dettagli relativi alle merci o alla loro destinazione.
La distinzione più rilevante è quella tra i noduli “pendenti” (hanging nodules), a un foro (Wa) o a due fori (Wd), e i cosiddetti noduli “a base piatta” (flat-based nodules). I primi venivano attaccati agli oggetti che accompagnavano mediante una cordicella; i secondi, sempre mediante cordicella, erano invece apposti – in posizione verticale (standing) o orizzontale (recumbent) – direttamente sull’oggetto di riferimento. E di che oggetto doveva trattarsi?
I noduli “a base piatta”: prova dell’uso minoico di supporti deperibili?
I flat-based nodules sono una categoria di reperti connessi alla pratica scrittoria, ma, fatta eccezione per rarissimi casi isolati, risultano spesso privi di segni incisi. A Creta ne sono stati ritrovati circa settecento. Questi particolari oggetti recano per lo più un’impronta rettangolare, all’interno della quale si possono notare delle impronte filiformi (Fig. 3).
Queste tracce erano il prodotto della pratica di avvolgere blocchetti di argilla attorno a un oggetto che – come si è potuto dedurre dall’impronta che ha lasciato – doveva essere piatto: minuziosamente ripiegato più volte su sé stesso, veniva, in seguito, anche legato con cordicelle finissime. Fino a tre impronte di sigillo, impresse sul nodulo, servivano a ufficializzare quanto riportato sul documento suggellato. Infine, le estremità pendenti delle cordicelle venivano ulteriormente arrotolate intorno all’argilla, in modo da creare un involucro inviolabile, contro eventuali aperture fraudolente (Fig. 4). Ma quale oggetto era così sigillato? Sembrerebbe trattarsi di un altro tipo di supporto scrittorio, usato dagli scribi minoici, oltre a quelli durevoli già menzionati, come l’argilla o la pietra: fogli di pergamena, un supporto deperibile molto prezioso, di cui i noduli a base piatta recano nell’incavo le impronte inconfondibili!
Documenti slegati dal comparto amministrativo
La Lineare A – come abbiamo già potuto notare – veniva adoperata anche in luoghi diversi dal palazzo, per iscrizioni in gran parte connesse all’ambito religioso. La presenza di un comparto documentario di carattere non amministrativo differenzia fortemente la documentazione in Lineare A da quella in Lineare B, scrittura che veicola esclusivamente informazioni di natura economica.
Il vocabolario e i formulari della Lineare A non a scopo amministrativo sono totalmente differenti da quelli presenti nei documenti d’archivio. Per lo più si tratta di attestazioni a carattere religioso, in quanto iscrizioni apposte su oggetti votivi rinvenuti in complessi sacrali: nei santuari più importanti di Creta – come quelli del monte Jouktas, Petsofàs, Kofinas e Kato Syme – o in aree sacre interne ai palazzi, alle ville o alle città. Per la maggior parte si parla di tavole da libagione: piccoli vasi in pietra, vaschette o piani d’appoggio, con un’evidente funzione libatoria. Sono questi i supporti sui quali è stata rinvenuta la già citata Formula di Archanes. Le iscrizioni contengono formule che si ripetono nei luoghi più diversi e distanti e potrebbero, perciò, stare a testimoniare una straordinaria koinè religiosa.
Le altre iscrizioni, alcune incise su oggetti in metallo prezioso (Fig. 5) o su supporti architettonici in pietra o stucco, altre dipinte o incise su vasi, hanno anch’esse, almeno in parte, valenza sacra, ma per alcune – quelle incise su vasi d’argilla destinati all’immagazzinamento di derrate alimentari (Figg. 6-7) – va contemplata, ancora una volta, una valenza economico-amministrativa.
Se osserviamo, in particolare, la Lineare A dipinta sui vasi d’argilla (Fig. 8), notiamo come questa abbia uno stile completamente differente da quello della Lineare A incisa: si tratta di una variante scrittoria più corsiva e “calligrafica”. Il che, probabilmente, non si deve soltanto alla maggiore sinuosità conferita alla scrittura dall’uso del pennello, ma anche al fatto che, trattandosi di un documento non amministrativo, lo scriba, verosimilmente, si sarebbe rifatto ad una tradizione diversa della stessa scrittura.
Questo contributo è stato realizzato da Noemi Federico ed edito in occasione della mostra “All’alba della scrittura: le prime forme di amministrazione contabile nel mondo egeo” (aprile-giugno 2023, Museo dell’Arte Classica, La Sapienza di Roma). Di seguito il poster così come presentato durante l’esposizione:
Riferimenti bibliografici:
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