La casa di «un signore locale dei tempi omerici»: così Harriet Boyd definì l’edificio di 13 stanze da lei rinvenuto a Kavousi nel 1900 (si veda Harriet Boyd e l’archeologia cretese di inizio Novecento. Prima parte: il rifiuto di una strada già tracciata). Grazie a tale scoperta, l’American Exploration Society di Filadelfia decise di assegnarle i fondi necessari ad organizzare una nuova missione per l’anno seguente. Così, giunta la primavera del 1901, Boyd partì nuovamente per Creta, questa volta accompagnata dall’amica Blanche E. Wheeler.
La soddisfazione di aver identificato un importante sito dell’Età del Ferro (1100-700 a.C. ca.) era grande, eppure Boyd ambiva al “passato più glorioso” dell’isola; ella cercava le testimonianze della civiltà minoica che tanto aveva stupito l’archeologia dell’epoca.
Dopo alcuni deludenti tentativi nel territorio di Avgo, Boyd decise di seguire l’antiquario George Perakis in una località nota con il nome di Gournià. Il pomeriggio del 19 maggio si incamminarono fino a raggiungere un’insenatura costiera presso cui si potevano scorgere gli imponenti resti di un edificio rettangolare (Fig. 1). Allontanandosi dalla costa, proseguirono verso Sud, finché nel fitto sottobosco non videro emergere dal terreno le creste murarie di strutture antiche.
Nei tre giorni seguenti furono individuate diverse abitazioni disposte lungo il tracciato di una strada pavimentata (Fig. 2); furono raccolti moltissimi vasi e frammenti ceramici recanti il motivo del polpo o della doppia ascia, così come oggetti in bronzo, cretulae e vasi in pietra. Il quadro era ormai chiaro, si trovavano di fronte a «un insediamento dell’Età del Bronzo del periodo migliore della civiltà cretese»!
La notte del 22 maggio, Aristides Papadias fu inviato immediatamente a spedire un telegramma per l’American Exploration Society di Filadelfia. In poche essenziali parole, la scoperta fu annunciata così:
«Scoperto il sito miceneo di Gournià, strada, case, ceramica, bronzi, vasi in pietra».
La tenacia di Harriet Boyd era stata ripagata ancora una volta. Ricevette i permessi come l’anno precedente e assunse ben 96 uomini e 9 donne (Fig. 3-4), che poco avevano da invidiare ai 140 operai di Cnosso. In seguito, gli scavi proseguirono per altre due campagne (1903-1904) e a rivedere la luce non fu un palazzo ma una vera e propria “città”. Estesa su una bassa collina (ca. 60 m), contava «più di 70 edifici» e ampie strade lastricate che si disponevano lungo le sue pendici terrazzate e sulla sommità, fino a circondare un edificio più grande degli altri. Quest’ultimo ricordava in molti aspetti (non certo per dimensioni) i palazzi di Cnosso e Festòs e pertanto fu ritenuto «il piccolo palazzo di un governatore locale» (Fig. 5).
Lo stato di conservazione del sito era tale che Gournià fu definita una “Cretan Pompeii” e, oggi come allora, la sua trama di strade e case (Fig. 6) la rendono un sito eccezionale e quasi unico in tutto il panorama dell’archeologia minoica.
Terminati gli scavi, Boyd tornò a Creta soltanto per portare a termine lo studio del sito e ultimare la pubblicazione del suo volume, avvenuta nel 1908 (Fig. 7). Con questa straordinaria esperienza, che le valse un dottorato onorario da parte dello Smith Collage, l’insospettabile ragazza di Boston metteva la parola fine alla sua vita da archeologa militante ma lo stesso non fece per “la vita da campo”. In seguito, infatti, nonostante il matrimonio con l’antropologo Charles H. Hawes e la nascita di due figli, non mancò di visitare nuovamente la Grecia né di impegnarsi (ancora!) ccome infermiera durante il primo conflitto mondiale (Fig. 8) o di occuparsi di politica e attivismo sociale. Così, Harriet Boyd Hawes, pioniera dell’archeologia, prim’ancora che esempio per le donne che seguirono le sue orme, non cessò mai di imboccare la strada che più desiderava, precorrendo i tempi in molti aspetti della sua vita.
Claudia Palmieri
Per approfondimenti:
Adams A. 2010, «Just like a Volcano», Ladies of the Field. Early Women Archaeologists and their Search for Adventure, Vancouver.
Allsebrook A. 2002, Born to rebel: the life of Harriet Boyd Hawes, Oxford.
Bandini G. 2003, «Un’americana a Creta: l’avventura di Harriet Boyd», Lettere dall’Egeo. Archeologhe italiane tra 1900 e 1950, Firenze, pp. 59-68.
Boyd H. 1901, «Excavations of Kavousi, Crete, in 1900», AJA 5/2, pp. 125-157.
Boyd Hawes H. 1908, Gournia, Vasiliki and other prehistoric sites on the isthmus of Hierapetra, Philadelphia.
Boyd Hawes H. 1965a, «Memoirs of a Pioneer Excavator in Crete», Archaeology 18/2 (June), pp. 94-101.
Boyd Hawes H. 1965b, «Part II: Memoirs of a Pioneer Excavator in Crete», Archaeology 18/4 (December), pp. 268-276.
D’Agata A.L. 2009, «Women Archaeologists and non-Palatial Greece: a Case-Study from Crete “of the Hundred Cities», in K. Kopaka (ed.), FYLO: Engendering Prehistoric ‘Stratigraphies’ in the Aegean and the Mediterranean (Rethymno, June 2-5 2005) (Aegaeum 30), Liège-Austin, pp. 263-271.
Freccero G. 2006, «Nata per ribellarsi. L’archeologia avventurosa di Harriet Boyd», in E. Piccolo e L. Lanza (a cura di), Senecio, Napoli.
Watrous L.V. 2010, «The Harbor of Gournia: Fieldwork in 2008-2009», Kentro 13, 12-14.
Watrous L.V. 2012, «The Harbor Complex of the Minoan Town at Gournia», AJA 116/3, 521-541.