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Fig. 1 – Affresco della taurocatapsia, Cnosso Periodo Palaziale Finale (Wikimedia).

Fra i motivi caratteristici dell’arte cretese, protagonista delle rappresentazioni artistiche dell’isola, nonché marchio d’esportazione e contrassegno distintivo della cultura minoica all’estero, il toro ricopre un posto d’onore. Esso compare nelle più disparate raffigurazioni e su supporti di varia tipologia. Ben noto è, ad esempio, l’affresco della taurocatapsia che campeggiava nella loggia lungo l’ingresso settentrionale del Palazzo di Cnosso (Fig. 1) e il cui motivo ha costituito una tematica ricorrente nelle immagini ispirate all’arte cretese che si ritrovano oltremare, come dimostrano gli affreschi di Avaris in Egitto (Fig. 2). Oltre che negli affreschi, il toro cretese figura nelle decorazioni vascolari, nei bassorilievi, nelle statuine fittili, nelle incisioni glittiche e nell’oreficeria (Fig. 3).

Fig. 2 – Affresco della taurocatapsia di Avaris, Egitto, seconda metà del XV sec. a.C. ca. (Wikimedia).

Fig. 3 – Accessori d’oro, Haghia Triada (© Heraklion Museum).

Uno degli esemplari di maggior pregio è il Rhyton del Toro, forse il più prezioso dei diffusissimi vasi teriomorfi e che proprio dalla simbologia taurina riprende il tema (Fig. 4). Fu rinvenuto anch’esso a Cnosso, nei pressi di una rampa di scale (stanza 34) nell’ala ovest del Little Palace, un piccolo edificio a nord-est del Palazzo. Il vaso a forma di testa di toro, grande circa la metà rispetto al naturale, fu realizzato in steatite nera, pietra che gli conferisce un colore particolarmente scuro, ad imitare il manto dell’animale, il cui pelo è reso ancor più realistico da alcune lievi graffiature sul muso e sul collo. Un altro elemento finalizzato alla mimesi naturalistica è la varietà dei materiali: gli occhi erano in cristallo di rocca, mentre le corna lignee, ad oggi ricostruite, erano ricoperte di foglia d’oro; le narici, infine, furono realizzate con sezioni di conchiglia Tridacna (Fig. 5), che nasce e prolifera nelle acque indo-pacifiche. Proprio la lontana provenienza di quest’ultima, che non trova nel Mediterraneo il proprio habitat naturale, rende, assieme all’oro, anch’esso assente sull’isola, la misura della pregevolezza del manufatto, per la realizzazione del quale furono impiegati materiali acquisiti tramite rotte commerciali a lungo raggio.

Fig. 4 – Rhyton del Toro, Cnosso, 1500-1450 a.C. ca. (Wikimedia).

Fig. 5 – Conchiglia Tridacna.

Il Rhyton era impiegato nei banchetti o in situazioni cerimoniali come recipiente di libagioni, fatto, questo, suggeritoci dalla presenza di due fori, uno sulla nuca dell’animale e uno sotto il mento, che consentivano rispettivamente il versamento e la fuoriuscita dei liquidi. Il rhyton risale al Periodo Neopalaziale (TM IB, 1500-1450 a.C. ca.), così come gli altri rinvenuti poco distanti da esso. Fra i supporti figurativi adottati per la resa del motivo del toro, il vaso da libagione pare essere oggetto di predilezione e il topos tauromorfo figura con una certa frequenza nell’arte cretese, come dimostrano i diversi esemplari rinvenuti sull’isola e al di fuori di essa, spesso in contesti palatini: quello di Zakros (Fig. 6), ad esempio, presenta molti punti in comune con quello cnossio, ad esso coevo, costituendone una fedele copia, sebbene di minor pregio nella plasticità delle forme; sono, invece, di terracotta quelli provenienti da Gournia e Mochlos (Fig. 7-8), di poco più recenti, che si distinguono per grandezza e raffinatezza rispetto alle numerosissime statuine fittili dello stesso tipo.

Fig. 6 – Rhyton del Toro, Zakros, Periodo Neopalaziale.

Fig. 7 – Rhyton del Toro in terracotta, Gournia, 1450-1400 a.C. ca. (Wikimedia).

Fig. 8 – Rhyton del Toro in terracotta, Mochlos, 1450-1400 a.C. ca. (Wikimedia).

Oltre che nell’arte minoica, i rhyta del toro si ritrovano in contesti figurativi che ad essa si ispirano, come quello miceneo. All’alveo di quest’ultimo, infatti, appartiene l’esemplare rinvenuto nella Tomba IV del Circolo A di Micene (ME III-TE I, 1700-1600 a.C. ca.: nonostante l’evidente filiazione dal modello cretese, in esso la steatite fu sostituita con l’argento, ad oggi ossidato e di colore scuro, e la conchiglia tridacna con l’oro, stesso materiale con cui, oltre al rivestimento delle corna lignee, è realizzata una piccola rosellina di pregiatissima lavorazione, collocata sulla fronte dell’animale (Fig. 9).

Fig. 9 – Rhyton del Toro dalla Tomba IV, Circolo A, Micene, ME III-TE I (Wikimedia).

 

Viola Giacomini

Di seguito il poster sull’argomento a cura di Viola Giacomini e presentato alla mostra “All’alba della scrittura: le prime forme di amministrazione contabile nel mondo egeo” (aprile-giugno 2023, Museo dell’Arte Classica, La Sapienza di Roma).

Download (PDF, 936KB)

Riferimenti bibliografici:

Demargne P., Arte egea, Milano 1964.

Bombardieri L., Graziadio G., Jasink A.M., Preistoria e Protostoria egea e cipriota, Firenze 2015.

 

 

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