Nel corso dei nostri anni di ricerche a Festòs, la spiaggia di Kommos ha rappresentato più volte una delle nostre mete preferite quando c’era bisogno di riposo, relax o di trascorrere una domenica al mare!
Tuttavia, non soltanto la bellissima spiaggia e il blu del mare ci legano a questo luogo straordinario.
Infatti, sin dalla scoperta del sito (individuato da Evans nel 1924), Kommos (Fig. 1) fu riconosciuto come il porto principale – epineion – della Messarà e, insieme a Festòs ed Haghia Triada, racchiuso nell’eloquente definizione di Great Minoan Triangle.
Le prime testimonianze della presenza di un insediamento e dell’uso dell’area a scopo portuale sono attestate sin dall’epoca dei primi palazzi, in una fase in cui l’egemonia di Festòs era ormai già consolidata (Medio Minoico IIB). A questa fase si attribuisce la costruzione di un imponente edificio (AA), la cui lettura resta dubbia a causa dalla sovrapposizione delle strutture successive. Tuttavia, verso la fine di questo periodo, il violento terremoto che distrusse il primo palazzo di Festòs colpì anche la vicina Kommos e, in particolare, l’edificio AA.
A seguito di questo evento catastrofico, ossia durante la cd. fase dei secondi palazzi, si registra una notevole espansione dell’insediamento e la costruzione di un nuovo e più imponente edificio (T). Sebbene la planimetria con corte centrale circondata da un porticato sia stata spesso accostata a quella dei più tradizionali palazzi minoici, lo studio dei reperti non ha consentito di supportare questa analogia ma soltanto di chiarire che esso restò pienamente in uso per breve tempo.
Infine, alla fase micenea dell’isola (Tardo Minoico II-IIIB), si data la costruzione di una struttura monumentale che per la prima volta manifesta in modo chiaro la forte vocazione marittima e commerciale di Kommos.
Tale edificio (P), infatti, è costituito da sei gallerie di forma stretta e allungata (38,50 x 5,60 m), provviste di copertura ma prive di una chiusura sul lato fronte mare (Fig. 2). Queste caratteristiche strutturali, insieme al ritrovamento di molta ceramica di produzione non locale al suo interno, sono tra gli elementi che hanno permesso agli archeologi di ipotizzare che l’edificio fungesse da rimessa per navi, le quali dovevano essere temporaneamente alloggiate entro le gallerie per attività di trasbordo e/o manutenzione.
Le strutture in parte ancora visibili e il paesaggio circostante creano uno scenario talmente affascinante che ogni anno torniamo ad ammirarlo.
Ci piace immaginare di assistere all’attracco di una nave proveniente dall’Oriente, ricca di merci di ogni genere che hanno inevitabilmente dato vita a un mélange culturale che pochi siti, oltre Kommos, possono offrirci!
Alexia Giglio
Per approfondimenti:
Puglisi D. 2001, «Un arsenale marittimo l’Edificio T di Kommos?», Creta Antica 2, pp. 113-124.
Shaw J.W. – Shaw M.C. 2006a, A Minoan harbor twon and Greek sanctuary in southern Crete.
Shaw J.W. – Shaw M.C. (eds.) 2006b, Kommos: An Excavation on the South
Coast of Crete. Vol. 5: The Monumental Minoan Buildings at Kommos, Princeton.