Dopo gli scavi di Antonio Minto sul Christós Effendi e l’Acropoli Mediana, l’interesse degli studiosi si concentrò, come abbiamo già detto, sull’area del palazzo e su quelle limitrofe. Le indagini sulle fortificazioni sono riprese solo molti anni dopo, grazie al Phaistos Project, portando alla scoperta di nuovi tratti delle mura.
Nel 2010, alcuni saggi di scavo, realizzati nella parte sud-occidentale della piana della Messará, hanno riportato alla luce due angoli del circuito murario (fig. 1), dimostrando come i dubbi di Minto sull’esistenza delle fortificazioni nella parte bassa della polis fossero fondati. Grazie a questo ritrovamento è stato possibile cominciare a ragionare sia sull’estensione della città, sia sul percorso delle mura.
In tal senso è stata estremamente importante l’individuazione, attraverso indagini geofisiche, di un antico corso d’acqua (paleoalveo) ad ovest del pianoro, che rappresentava un limite naturale della città. L’esistenza, inoltre, di una necropoli in località Poroi (dove gli scavi dei greci hanno individuato una tholos protogeometrica) ha permesso di ipotizzare che la città si potesse estendere fino a questo punto, poiché è risaputo che nell’antica Grecia lo spazio dei vivi (la città) e lo spazio dei morti (la necropoli) erano ben separati: questi ultimi, infatti, erano sempre collocati al di fuori del perimetro urbano.
Anche il margine est della città può essere definito dalla presenza di alcuni segmenti riconducibili alle mura che correvano ad est dell’area archeologica di Chalara. Il muro era costeggiato, lungo il lato esterno, da una strada periurbana. Il limite era indicato anche da un salto di quota della piana del Grya Saita e dalla presenza di una palude (fig. 2).
Da qui le fortificazioni risalivano lungo la collina fino ad arrivare ad Haghia Photini, come si può intuire dalla presenza di un muro, forse parte del circuito, individuato da Pernier agli inizi del ´900. Ad avvalorare questa ipotesi è la presenza di alcune tombe che testimoniano l´esistenza di una necropoli anche a nord-est della città.
Il muro poi proseguiva in direzione dell’Acropoli mediana, fino a raggiungere il Monastero di San Giorgio in Falandra. Nel 2011, il Phaistos Project ha eseguito la pulizia dei muri perimetrali del monastero, con l’obiettivo di comprendere se l’edificio potesse impostarsi sui resti della fortificazione. Nella parte nord-ovest, in particolare, i muri presentavano dimensioni e caratteristiche simili ai tratti delle fortificazioni del Christòs Effendi e dell’Acropoli mediana. É possibile, quindi, che parte del complesso riutilizzi un tratto della fortificazione.
Il Monastero, d’altro canto, si trova in un punto nodale del pianoro di Haghios Ioannis e della valle dello Hieropotamos e potrebbe essere stato realizzato sui resti di uno dei tanti accessi che si aprivano nel circuito murario (fig. 3).
Da San Giorgio in Falandra, quindi, il muro risaliva sulla collina del Christós Effendi ricongiungendosi con i tratti individuati da Minto.
Le attività di ricerca (studi geologici e geomorfologici, letture di fotografie aeree, indagini geofisiche e saggi archeologici), dunque, hanno consentito di ricostruire l’ipotetica linea di fortificazione che racchiudeva una città di ca. 55 ettari (fig. 4).
Le indagini sulle mura, però, non si sono limitate a questo: nel 2013 si è deciso di fare un saggio di scavo presso il tratto occidentale individuato da Minto sull’acropoli del Christòs Effendi (fig. 5). Questo saggio ha consentito di riconoscere un piano di cantiere per la costruzione delle mura e di definire una cronologia per la loro realizzazione. Il muro, inoltre, copriva una struttura di età geometrica, ma di questa storia ne parleremo in uno dei prossimi appuntamenti con L’Archeologia italiana a Creta OGGI!
Federica Iannone
Riferimenti bibliografici:
Vai alle Pubblicazioni del Phaistos/pa-i-to Project!