L’uomo contribuisce da millenni alla progressiva trasformazione dell’ambiente in cui vive. Le sue azioni, e dunque la nostra storia, si stratificano nel tempo e lasciano tracce più o meno visibili nel paesaggio, che le conserva assumendo l’aspetto di quello che alcuni definiscono un ‘palinsesto storico’. Uno dei fini dell’archeologia è quello di individuare e scoprire questi indizi che tradiscono i modi di vita dell’uomo antico e il suo rapporto con il territorio.
Avendo come scopo primario quello di ricostruire le forme di insediamento del territorio festio e, nello specifico, i limiti dell’abitato, il progetto Festos non poteva non adottare come strumento di studio preferenziale quello che in gergo tecnico è detto il field-survey o ricognizione di superficie
La survey consiste in un’ispezione diretta di un territorio, per mezzo di squadre di archeologi ricognitori che hanno lo specifico incarico di documentare e/o raccogliere i manufatti (prevalentemente ceramici) sparsi per il terreno e di rilevare eventuali resti di strutture emergenti in superficie
Per meglio organizzare le rilevazioni, le aree da sottoporre a ricognizione vengono suddivise in piccole unità, opportunamente riportate su carte topografiche (Fig. 1), mentre le squadre di ricognitori vengono organizzate in modo che la distanza tra i diversi operatori sia regolare (Fig. 2; la distanza, che può variare da un intervallo di 3-5 m a uno di 10-20 m, infatti, influenza le probabilità di rinvenire manufatti e le loro concentrazioni dato che, come è facile immaginare, va tenuta in considerazione all’atto di esaminare le statistiche dei ritrovamenti). Ma questi sono solo alcuni degli aspetti di un’organizzazione meticolosa che prevede, ad esempio, standard precisi sulla tipologia di materiale da raccogliere o da documentare, il rilevamento della visibilità della superficie, o del diverso tipo di sfruttamento – agricolo, edilizio, abbandono ecc. – cui è stato sottoposta (questo dato risulta fondamentale perché il materiale che si può trovare in una zona sottoposta a forte urbanizzazione subisce fenomeni di deterioramento e movimentazione sicuramente diversi da un’area agricola o in abbandono).
L’insieme dei dati raccolti vengono quindi sottoposti a indagini di varia natura che permettono in molti casi di comprendere con relativa precisione la natura del sito archeologico che si sviluppa sotto il terreno, o, solo per fare un esempio, se il materiale rinvenuto possa ricondursi ad una zona artigianale, abitativa o pubblica della città.
Gli studi condotti dagli archeologi e la survey del Progetto Festos hanno permesso di dimostrare che Festos è un sito dalle potenzialità archeologiche veramente strabilianti! Basti pensare che immediatamente sotto la superficie (ma in alcuni punti è addirittura affiorante!) si trova tutta la città ellenistica (IV – II secolo a.C.), e non stiamo parlando soltanto di cocci o pietre… parliamo di case e palazzi, strade e piazze, monumenti e templi, per un’estensione stimata di non meno di 60 ettari!
…Per oggi ci fermiamo qui, ma ci pare doveroso riferirvi un ulteriore dato: il sito di Festos venne abitato continuativamente dal Neolitico alla fase veneziana, quindi per non meno di 50 secoli… la storia che deve ancora raccontarci, quindi, è davvero lunghissima!
Se volete conoscere l’archeologia quando era davvero un’avventura, non perdetevi il prossimo appuntamento con l’Archeologia italiana a Creta IERI. Parleremo di uno dei protagonisti delle prime esplorazioni sull’isola e nel territorio di Festòs!
Claudia Palmieri
Riferimenti bibliografici:
Francovich R. – Manacorda D. 2012, Dizionario di Archeologia, Roma-Bari.
Renfrew C. – Bahn P. 2018 (3° ed.), Archeologia. Teoria, metodi e pratica.
Sto preparando ‘metodologie della ricerca archeologica’ e cercavo questo argomento spiegato proprio in modo elementare ma d’effetto. FORTUNATAMENTE mi sono imbattuta in questa vostra spiegazione. Più chiara di così cosa si vuole? Perfetta. Grazie per il lavoro che svolgete.
Grazie mille Valentina, gentilissima!!