La scrittura Lineare B, oltre che sulle più note tavolette a forma di pagina e di foglia di palma, è attestata anche su altri supporti, tra i quali le etichette (labels). Questo termine va a denominare dei piccoli pezzi d’argilla inscritti su un lato (Fig. 1), che verosimilmente accompagnavano recipienti per trasportare o archiviare le tavolette. Si presume che le etichette fossero pressate direttamente su una delle superfici dei contenitori a cui erano associate, dal momento che essi hanno lasciato tracce sulla parte non inscritta (verso) delle etichette stesse (Fig. 2-3). Queste impronte hanno consentito anche di risalire al materiale con cui i recipienti erano fatti: in prevalenza ceste di vimini, anche se non si esclude l’uso di occasionali scatole lignee. Ad ogni modo sembra trattarsi di recipienti utili sia allo spostamento delle tavolette, sia al loro immagazzinamento una volta recapitate a destinazione. Sembra infatti che almeno alcuni dei documenti amministrativi venissero redatti dagli scribi micenei nel luogo di svolgimento delle attività registrate, rendendo necessario poi trasferirli presso le stanze d’archivio, dove le tavolette sarebbero state smistate e ordinate per essere conservate. Le etichette sarebbero quindi servite a dare informazioni in modo chiaro e immediato sull’argomento trattato dai documenti contenuti nei recipienti a cui erano assegnate, facilitando dapprima il lavoro di suddivisione delle tavolette all’arrivo, poi la loro consultazione dopo l’archiviazione.
Le iscrizioni sulle etichette sono quindi essenziali ed economiche: il ridotto spazio a disposizione era colmato da pochi segni sillabici, logografici e numerici (Fig. 4), ma estremamente comunicativi della materia dei documenti.
Ad oggi si conoscono poco più di una cinquantina di etichette: ad eccezione di una rinvenuta di recente a Sissi e di una di dubbia attribuzione da Micene, tutte le altre provengono dai palazzi di Pilo (Room 7) e di Cnosso. Non è però da escludere il loro utilizzo anche in altri centri micenei, possibilità che, unita all’incertezza della loro effettiva funzione, lascia ancora ampiamente aperta la ricerca.
Lavinia Giorgi
Riferimenti bibliografici:
Del Freo M. 2016, “I documenti in lineare B”, ,in M. Del Freo – M. Perna (a cura di), Manuale di Epigrafia Micenea, Vol. 1, Padova, pp. 170-184 (pp. 174-175).
Marazzi M. 2016a, “L’uso delle cretule nel mondo miceneo”, in M. Del Freo – M. Perna (a cura di), Manuale di Epigrafia Micenea, Vol. 2, Padova, pp. 589-611 (pp. 594-595).
Palaima T.G. 2011, “Scribes, Scribal Hands and Palaeography”, in Y. Duhoux – A. Morpurgo Davies (ed.), A Companion to Linear B. Mycenaean Greek Texts and their World II, Louvain-la-Neuve, pp. 33-136 (pp. 106-110).
So che già da tempo sono state fatte indagini statistiche sulle “mani” di chi ha scritto il Lineare B specialmente riguardo alla suddivisione del lavoro nei magazzini … in tutti questi anni la grafologia micenea non è riuscita a stabilire per lo meno approssimativamente il “sesso” di chi scriveva (oggi per il corsivo moderno i grafologi sono generalmente in grado di farlo). Mi ricordo di aver letto nella Grammatica di S.Hiller e O.Panagl un riferimento a forme di “Allegro” nelle frasi micenee ma non riesco a capire il significato riferito a questo campo … si tratta forse di un termine tecnico ? La ringrazio per ogni pur piccolo aiuto in questa branca che sperabilmente diventerà sempre più specializzata. Auguro a Lei e ai Suoi collaboratori buon lavoro ed una piacevole estate (forse lontani da questo coronavirus). Massimo Imperiali.