Era il settembre del 1899 quando L. Savignoni, durante una visita a Festòs (pochi mesi prima della scoperta del Palazzo), rinvenne una scultura presso il monastero di San Giorgio in Falandra (Fig. 1). L. Pernier subito la definì “una testa di leone in pietra poros dell’età ellenica più antica” ma anche “intermedia tra la micenea e la ellenica propriamente detta”.
Per gli studiosi di inizio ‘900 il termine ellenico veniva utilizzato indistintamente in riferimento a tutto ciò che era più tardo dell’Età del Bronzo, e quindi greco. In realtà i giovani pionieri dell’archeologia italiana a Creta avevano di fronte una delle poche e più antiche testimonianze di scultura monumentale in pietra del VII sec. a.C. a Festòs.
La testa, scolpita a tutto tondo in calcare poroso, presenta una forma trapezoidale e profilo allungato, la fronte e il naso corrugati e le fauci spalancate. Le tracce di vernice rossa, nonostante lo stato di conservazione non ottimale, lasciano ipotizzare che essa fosse intesa a valorizzare alcuni dettagli come gli occhi e il labbro. Il pezzo, con ogni probabilità, è stato lavorato a parte e successivamente assemblato al resto del corpo, secondo una tecnica tipica della scultura cretese.
Come abbiamo già visto per i bronzi dell’Antro Ideo, anche le caratteristiche della scultura, la forma allungata della testa e la resa dei dettagli, richiamano confronti sia con l’area nord-siriana, in particolare col mondo ittita, sia con quella assira.
Dato il suo ritrovamento sporadico, diverse sono state le ipotesi riguardanti la collocazione del pezzo, per il quale è indubbio che fosse a guardia dell’ingresso di un edificio. L’ipotesi più convincente è che essa fosse in una posizione bassa e laterale come uno stipite, analogamente a quanto già ipotizzato per la sfinge del tempio sull’Acropoli di Gortina e le due sfingi nel Tempio A di Priniàs.
A quale degli edifici sacri di Festòs appartenesse non è più possibile saperlo. Gli studiosi hanno ipotizzato diverse soluzioni: sul piccolo plateau di S. Giorgio in Falandra, dato il rinvenimento di terrecotte architettoniche arcaiche da parte di A. Taramelli e di L. Pernier, ma anche una collocazione più distante dal suo luogo di ritrovamento, nel cosiddetto tempio di Rhea, o in un edificio sacro sull’Acropoli mediana.
L’equipe del progetto Festos, tuttavia, ha proposto una nuova ipotesi: durante le ricerche eseguite sul colle del Christòs Effendi si è potuto evincere, da una serie di notevoli manufatti rinvenuti, che il colle potesse essere sede di un importante edificio di tipo cultuale, che con ogni probabilità, almeno per l’epoca classica, doveva essere dedicato ad Atena: forse questa testa di felino, quindi, cadde dal Christòs Effendi, colle molto ripido, le cui pendici incombono direttamente sul monastero di San Giorgio in Falandra dove questo straordinario reperto venne trovato.
Alexia Giglio