Con questo articolo vogliamo mostrarvi, ancora una volta, quanto un paesaggio possa profondamente cambiare nel corso dei secoli e raccontandovi come, nell’ambito della collaborazione tra il Phaistos/pa-i-to Project e il CEREGE di Aix-en-Provence, grazie ad un’équipe internazionale e multidisciplinare, sia stato possibile ricostruire la storia del territorio e dell’ambiente di Festòs.
Come molti di voi sapranno ormai, le colline e il pianoro, su cui in passato si estendevano il Palazzo minoico e più tardi la polis di Festòs, si collocano nella parte meridionale dell’isola di Creta e, in particolare, a controllo, verso ovest, della sua più estesa e fertile pianura: la Messara (Fig. 1).
Al visitatore moderno questa pianura appare oggi come una landa quasi desertica e viene da stupirsi che abbia avuto, già dalla fine del Neolitico, una fittissima storia umana, fatta di ricchi insediamenti e di una rigogliosa economia agraria.
È ben noto che in molti periodi del passato cretese il clima era più favorevole di oggi all’agricoltura, ma quello che nessuno avrebbe potuto immaginare prima delle ricerche del Phaistos/Pa-i-to Project è che il nostro amato palazzo sorgesse addirittura sulle sponde di un lago.
Le nostre indagini paleoambientali, infatti, hanno dimostrato che almeno a partire dalla fine del III millennio a.C., la Messara occidentale era caratterizzata dalla presenza di un ampio lago, posto immediatamente a sud-est della collina del Palazzo.
Le ragioni che determinarono la sua formazione non sono ancora del tutto chiare. Da un lato è assai probabile che i movimenti tettonici, molto frequenti nell’area, e un clima particolarmente umido siano stati i principali fattori nella sua formazione, dall’altro non si può nemmeno escludere la possibilità di un intervento umano.
La sua presenza si attesta con certezza per gran parte dell’Età del Bronzo (2000-1100 a.C. ca.) e raggiunge la sua più ampia estensione (almeno 1 km2) tra il 1400 e il 1100 a.C. (Fig. 2). Di contro, un periodo di maggiore aridità, rilevato a partire dal 1200-1100 a.C. ca., avrebbe determinato il progressivo prosciugamento del lago che assunse l’aspetto di una palude più o meno estesa fino all’VIII sec. a.C. e, forse, fino all’età classica (Fig. 2). A partire da questa fase, nuove condizioni climatiche e l’ingente apporto di sedimenti fluviali tra il V e il IV sec. a.C. potrebbero aver concorso alla scomparsa di ciò che restava della palude e alla formazione di una pianura alluvionale. La coincidenza tra il prosciugamento della palude e la formazione della piana alluvionale con il periodo di sviluppo della polis ha indotto a non escludere la possibilità, anche in questo caso, di un intervento dell’uomo che avrebbe permesso di destinare l’area paludosa ad attività agricole. Nella parte più occidentale del precedente bacino, un ambiente paludoso tornò tuttavia ad imporsi tra la fine dell’età ellenistica e l’inizio di quella romana, per scomparire nuovamente solo durante l’età bizantina.
Dagli studi palinologici, infine, è emerso anche un altro dato significativo: come è noto il cambiamento climatico rilevato per il Mediterraneo orientale alla fine dell’Età del Bronzo (1200-1100 a.C.) è considerato uno dei fattori determinanti del collasso del sistema politico miceneo a Creta; le ricerche condotte dall’équipe congiunta del Phaistos/pa-i-to Project, tuttavia, hanno dimostrato per questo periodo, una chiara continuità in molte pratiche agricole (in particolare l’olivicoltura) almeno fino all’età arcaica, con un rilevabile, leggero, decremento solo durante la fase protogeometrica (X-IX sec. a.C). Dunque, dovremmo forse riconsiderare l’impatto del clima alla fine dell’Età del Bronzo nell’area centro-meridionale di Creta?
Claudia Palmieri
Riferimenti bibliografici: