Tra i primi partecipanti alla Missione Archeologica Italiana a Creta, Giuseppe Gerola si rivela ben presto quale studioso estremamente versatile. Vi abbiamo già parlato di lui in altre occasioni, ma oggi torniamo a raccontarvi della sua attività di ricerca a Creta, svolta tra il 1900 e il 1902, allo scopo di documentare e studiare i resti delle vestigia bizantine e veneziane sull’isola.
Considerata l’estrema varietà del materiale da individuare ed analizzare, l’attività di ricerca di Gerola appare fin dalle prime fasi articolata e complessa. Con infaticabile tenacia lo studioso prende in esame ogni evidenza utile alla sua ricerca, che sarà pubblicata, in seguito, in maniera tematica, procedendo dall’esame dell’urbanistica e della topografia. Successivamente si dedicherà in maniera sistematica allo studio degli edifici di culto, urbani, rurali o inseriti in strutture conventuali. Come afferma Stergios Spanakis, curatore della traduzione greca dell’opera di Gerola, «Ciò che non ha fatto alcun cristiano ortodosso l’ha fatto il cattolico Gerola», ossia censire tutte le chiese di Creta. A seguire affronta lo studio degli edifici pubblici e governativi, dei monumenti onorari, dei monasteri greci e latini, delle abitazioni private con i loro portali, delle opere idrauliche, dei ponti, dei porti, degli arsenali; si dedica con particolare attenzione anche ai monumenti araldici, tra cui i leoni di San Marco, gli stemmi e le iscrizioni. Le peculiarità e le differenti caratteristiche dei manufatti in esame incoraggiano lo studioso a mettere a punto svariate tecniche di documentazione. Lo strumento privilegiato da Gerola resta, tuttavia, senza ombra di dubbio, la macchina fotografica, o meglio, le macchine fotografiche da lui possedute. Le immagini ufficiali della missione sono catturate con un banco ottico da viaggio (fig. 1), in grado di eseguire lastre negative di diversi formati (9×13, 13×18, 18×24 cm), con intelaiature e rispettive lastre vergini in vetro, corredato da un cavalletto da campagna in legno allungabile e da cassetti per la conservazione delle lastre da sviluppare; altri scatti vengono realizzati con un apparecchio a rullo Kodak Folding Pocket, tenuto come riserva (fig. 2).
Le peregrinazioni dello studioso, svolte perlopiù a dorso di mulo, si avvalgono di una tenda nera impermeabile ai raggi solari, attrezzata a mo’ di camera oscura, che permette lo sviluppo sul posto dei negativi grazie all’utilizzo di vaschette per il trattamento chimico, di contenitori con il liquido per i bagni pronto
all’uso e di abbondante acqua per i risciacqui. In questo modo Gerola può sviluppare velocemente e sul posto i negativi e verificare la buona riuscita degli scatti, soprattutto in occasione di sopralluoghi in località in cui sarebbe stato difficile programmare una nuova indagine.
Ma il suo dossier non si basa unicamente sulle immagini fotografiche, egli si affida anzitutto alla propria testimonianza diretta, redigendo per ogni edificio o località più di una relazione e svariate planimetrie. Tutte le epigrafi e i graffiti, anche i più piccoli, vengono documentati da calchi realizzati attraverso due diverse tecniche: con carta assorbente oppure con carta velina imbevute d’acqua. Nel primo caso (fig. 3) lo studioso batte la carta assorbente per ottenere una riproduzione tridimensionale delle lettere parte dell’epigrafe; nell’altro (fig. 4) la carta velina, sovrapposta all’originale, permette di ricalcare con una matita copiativa le lettere del graffito. Per i Leoni di San Marco e gli stemmi più significativi, infine, lo studioso commissiona dei calchi in gesso, realizzati dallo scultore cretese Ioannis Zografakis, ancora oggi conservati presso il Museo Storico Navale di Venezia (fig. 5). Il prodotto della ricerca di Gerola durante la sua missione a Creta risulta, pertanto, uno dei dossier più vasti e variegati relativi all’isola greca; esso consacra allo stesso tempo lo studioso quale poliedrico e innovativo ricercatore, all’avanguardia nella conoscenza e nell’uso delle più moderne tecniche di documentazione. Il materiale, recentemente organizzato nel Fondo Giuseppe Gerola, rappresenta ancora oggi un punto di riferimento per qualsiasi studioso affronti la ricerca storica e
archeologica sull’isola di Creta.
Bibliografia
CURUNI S. A., FRANCHINI S. G., DE VIRGILIIS F., DONATI L., GULLINO G. ET ALII, Da Venezia a Creta:
documenti d’arte veneto-bizantina nell’isola di Creta del Fondo Giuseppe Gerola, Venezia 2011;
GEROLA G., Monumenti veneti nell'isola di Creta: ricerche e descrizione fatta per incarico del Real
Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, I-IV, Bergamo 1905-1932;
TSIKNAKIS K., “Giuseppe Gerola a Creta e la registrazione dei monumenti del periodo veneziano”, in
SCROCCARO M., ANDRIANAKIS M. G. (a.c.), Candia e Cipro. Le due isole ‘maggiori’ di Venezia, Milano
2010, 25-42.
Colette Manciero